Poi c'erano gli altri pic-nic, quelli con la nonna materna. Pic-nic che lei non chiamava nemmeno così.
A scarpinare dietro a questa donna alta, magra, solida, semplice, di poche parole, umile e generosa.
La nonna coi ricci corti e rossi raccolti in un fazzoletto stretto con un nodo alla nuca, con la gonna di lana al ginocchio e il grembiule a fiorellini.
La nonna contadina che ci portava nei campi disseminati qui e la su quei monti impervi dove abitava sola. La nonna col coltello a serramanico nella tasca, una falce in mano e un bastone per disturbare le vipere. La nonna, che ci faceva raccogliere le carote, i fagiolini, le zucchine, l'uva americana e i pomodori. Che ci faceva sedere nei prati, pesanti di sole e di rugiada e di erba alta come noi bambini. Che apriva il suo fazzoletto di cotone a quadri e legato in cima unendo i quattro angoli e che toglieva il pane scuro e il salame e li tagliava col suo coltello a serramanico. La nonna che strofinava le carote appena colte nel grembiule e ce le dava da addentare, crude e dure e che sapevano meravigliosamente di terra. E così ci dava anche i rapanelli, e i pomodori che gocciolavano sul mento. E che ci faceva bere ad una sorgente l'acqua più buona del mondo.
E che ci faceva poggiare sul suo grembo la testa, lei, le gambe dritte e lunghe stese in avanti, che ci carezzava piano i capelli sudati.
E noi che ci addormentavamo un poco.
E lei che sorrideva, timida, e felice di averci donato le cose più belle che possedeva.
UN'ANTEPRIMA DEL SERVIZIO CHE TROVERETE SU COUNTRY CHIC DI LUGLIO/AGOSTO 2014 CREAZIONI, SET E FOTOGRAFIE MARCELLA PARRAVICINI |
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